La centrale nucleare di Caorso è stata una centrale nucleare situata in località Mezzanone di Zerbio,[1][2] frazione del comune italiano di Caorso, in provincia di Piacenza e avente un unico reattore da 860 MW di potenza elettrica netta, a uranio leggermente arricchito, moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua bollente di seconda generazione (BWR), modello BWR4, con edificio di contenimento di seconda versione (Mark 2).
Centrale nucleare di Caorso | |
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Informazioni generali | |
Stato | ![]() |
Località | Caorso (PC) |
Coordinate | 45°04′13.82″N 9°52′22.63″E |
Situazione | chiusa |
Proprietario | SOGIN |
Gestore | SOGIN |
Anno di costruzione | 1970 – 1978 |
Inizio produzione commerciale | 1981 |
Chiusura | 1990 |
Reattori | |
Fornitore | Ansaldo Meccanico Nucleare / General Electric Technical Services Co. |
Tipo | BWR |
Modello | BWR4 Mark2 |
Spenti | 1 (860 MW) |
Produzione elettrica | |
Nel 1990 | 0 GWh |
Totale | 27.7 TWh |
Ulteriori dettagli | |
Costruttore | Sogene, Ansaldo Meccanico Nucleare |
Mappa di localizzazione | |
Dati aggiornati al 16 febbraio 2012 | |
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Nel periodo di esercizio, durato fino al 1986, il reattore, soprannominato Arturo dagli addetti agli impianti e dalla popolazione locale[3], ha prodotto complessivamente 29 TWh[3].
La centrale nucleare è stata costruita su richiesta dell'Enel tra il 1º gennaio 1970 e il 23 maggio 1978 da parte di Ansaldo Meccanico Nucleare[3][4], in collaborazione con la General Electric, su un progetto realizzato da parte delle stesse Enel e Ansaldo Meccanico Nucleare.
Il 31 dicembre 1977 il reattore ha toccato per la prima volta la criticità, mentre il 23 maggio 1978 è stato collegato per la prima volta in parallelo con la rete di distribuzione dell'energia elettrica[3]. Infine, la centrale ha iniziato la propria attività commerciale il 1º dicembre 1981.
Il 25 ottobre 1986 la centrale venne posta in arresto a freddo al fine di permettere la ricarica del combustibile, azione che era già stata svolta tre volte negli anni precedenti[3]. Successivamente, in seguito ai referendum svolti nel 1987 e alle conseguenti variazioni nella politica energetica italiana, l'impianto non venne riavviato e rimase in uno stato di conservazione nel quale tutti i sistemi vennero preservati in ottica di un eventuale ripresa della produzione di energia[3].
Nel luglio 1990 la centrale è stata chiusa definitivamente a seguito della pubblicazione di una delibera da parte del Cipe pubblicata il 26 luglio che prevedeva la chiusura definitiva degli impianti nucleari di Caorso e Trino[1]. A seguito della delibera è incominciato lo smantellamento della centrale, con il mantenimento in attività o in stato di conservazione dei soli componenti la cui funzionalità era necessaria al proseguimento delle operazioni di decommissioning[3]. Tra il 1998 e il 1999 è stata portata a termine l´attività di scarica dal nocciolo del reattore del combustibile irraggiato, il quale, a partire da quel momento, è stato stivato all'interno delle piscine poste al livello ricarica[1].
Nel 1999 la proprietà della centrale è passata alla SOGIN con il fine di arrivare a completare la procedura di smantellamento[5]. Sogin ha, quindi, avviato la stesura di un piano per lo smantellamento dell'impianto[3]. Nel 2000 è stata pubblicata, mediante un decreto ministeriale emanato dal ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, la strategia dello smantellamento accelerato dell´impianto. Contestualmente all'approvazione del piano, sono state autorizzate alcune attività necessarie al decommissioning tra cui lo stivaggio del combustibile irraggiato all'interno di contenitori adatti allo stoccaggio e alla movimentazione, il trattamento e condizionamento delle scorie radioattive prodotte durante il funzionamento dell'impianto e durante il suo smantellamento, interventi alla costruzione ospitante la turbina e al sistema off-gas, lo smantellamento dell'edificio torri RHR (Residual Heat Removal System) e la sanificazione del circuito primario[1].
Nel luglio 2001 è stato pubblicato in gazzetta ufficiale un secondo decreto del ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, il quale ha dato il via allo smantellamento accelerato da parte della SOGIN[6].
Nel 2004 è stata completata la decontaminazione del circuito primario, mentre nel dicembre 2006 risultavano terminati lo smantellamento e la rimozione delle turbine e del turboalternatore posti all'interno dell'edificio turbina[1].
Con la pubblicazione del decreto del Ministero delle Attività Produttive 2 dicembre 2004[7] attuato, in seguito, dall'accordo inter-governativo stipulato tra Italia e Francia il 24 novembre 2006 a Lucca e al contratto firmato successivamente tra SOGIN e Areva[8] è stato avviato l'iter per il trasporto in Francia delle 1 032 barre di combustibile irraggiato presenti all'interno della centrale in funzione del loro riprocessamento.
Nel novembre 2007 è stata avviata da parte di Arpa una serie di azioni finalizzate al controllo dei livelli di radioattività della zona in previsione del trasporto del combustibile irraggiato[1], operazione iniziata nel mese successivo con lo svuotamento del combustibile irraggiato contenuto nelle piscine. In seguito il combustibile è stato trasferito all'impianto Areva di Le Havre per il riprocessamento, con l'organizzazione di 16 viaggi, l'ultimo dei quali avvenuto nel giugno 2010. Il rientro del combustibile al termine delle operazioni è previsto entro il 2025[9].
A partire dal febbraio 2008 la centrale è sede della Scuola Italiana di Radioprotezione, Sicurezza e Ambiente, diventata, poi, nel 2011 Scuola di Formazione, Radioprotezione e Sicurezza[10]
Nel maggio 2008, SOGIN ha terminato la demolizione delle torri di raffreddamento ausiliarie RHR[1]. Nell'ottobre dello stesso anno è stata pubblicata la VIA relativa al progetto di smantellamento della centrale, documento che ha ottenuto la luce verde da parte degli enti coinvolti, ovvero la regione Emilia-Romagna, il ministero dei Beni Culturali e la commissione per la valutazione d´impatto ambientale del ministero dell´Ambiente[1].
Nel 2009, all'interno dell'edificio che ospitava originariamente la turbina è stata attivata una Stazione Gestione Materiali finalizzata alla segmentazione, al controllo radiologico e alla decontaminazione dei materiali; la stazione è stata impiegata fino al 2012 permettendo la decontaminazione di tutti gli elementi ancora presenti nell'edificio turbina[11].
Nel giugno 2012 SOGIN ha terminato la bonifica dell'edificio turbina, operazione che ha comportato complessivamente lo smantellamento e la decontaminazione di 10000 t di materiali e componenti metallici[11], il più grande intervento di bonifica di materiale contaminato realizzato fino ad ora in un sito nucleare italiano. Complessivamente, a Caorso sono state smantellate, decontaminate e allontanate dal sito fino al 2012 9400 t di sistemi e componenti metallici, il 62% del metallo originariamente presente[12].
Nel dicembre 2012 è stato pubblicato il bando di gara per la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori di smantellamento dei sistemi e componenti dell'edificio reattore della centrale, con l'esclusione del recipiente in pressione del reattore (vessel) e i suoi componenti interni (internals). Il termine delle operazioni era previsto in 4 anni e mezzo a partire dall'aggiudicazione dell'appalto[13].
Nel febbraio 2013 sono iniziate, con la demolizione del camino, le operazioni di smantellamento e decontaminazione dell'impianto di trattamento degli scarichi gassosi situato all'interno dell'edificio off-gas dove, durante l'esercizio della centrale, venivano lavorati i gas di scarico prima del loro rilascio nell'ambiente[14].
Nel 2014 è stato pubblicato dal ministero dello Sviluppo Economico il decreto che ha autorizzato la disattivazione della centrale, autorizzando, quindi, la SOGIN all'esecuzione di tutte le attività ad essa connesse[15].
Tra il 2016 e il 2017 è stata completata la rimozione dei coibenti, tra i quali l'amianto, dei generatori diesel di emergenza[16].
Nel 2017 sono iniziati i lavori per la creazione, all'interno dell'edificio turbina, di un sito di stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi presenti all'interno dell'impianto per permettere l'adeguamento dei depositi preesistenti agli ultimi standard di sicurezza e della realizzazione di una Stazione Trattamento Rifiuti che permetta la compattazione e la cementazione degli scarti prodotti durante la fase di decommissioning in modo da renderli pronti al conferimento presso il deposito nazionale[17].
Nell'aprile 2022 è stato completato il trasporto verso la Slovacchia di tutti i fanghi e le resine radioattive prodotti dall'impianto nel corso del funzionamento, per un totale di 5 900 fusti destinati all'incenerimento[18].
Altri progetti
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